Lo Swaziland è un minuscolo Stato incastonato fra Sud Africa e Mozambico. Come in una favola antica, è governato da un Re che, nelle foto ufficiali appese negli uffici statali e ai varchi di frontiera, si fa ritrarre ricoperto da pelli di animale e collane di denti; come in una favola antica vive con un harem di 14 mogli e un numero imprecisato di figli e ogni tanto, quando ha voglia di una nuova consorte, proclama una festa. E, da tutto il paese, ragazzine appena adolescenti vengono nella Capitale per sfilare davanti al Monarca nella speranza di essere scelte per diventare “Grande Elefantessa”, nome che viene dato alle mogli ufficiali del Re che, per inciso, viene chiamato Ngwenyama, il Leone. Se non fosse che il 25% degli abitanti dello Swaziland è infetto dal virus HIV, sarebbe proprio un bel luogo dove ambientare una favola antica. Ma i virus moderni e i deficit democratici prodotti un Sovrano autocratico non sono gli unici problemi di questo remoto lembo d’Africa che vive ancora secondo i ritmi e i capricci degli eventi naturali… Una stagione delle piogge insolitamente scarsa e una estate esageratamente calda posso mettere in ginocchio una economia basata quasi esclusivamente sulla coltivazione di canna da zucchero e mais. E creare enormi problemi alla fauna locale che costituisce l’altra vera ricchezza di questo Paese. Il duemilaequindici è stato proprio un anno così, con pochissime piogge seguite da settimane torride per cui i laghi e le pozze d’acqua che costituiscono l’unica fonte di approvvigionamento idrico per elefanti, bufali, antilopi e ogni tipo di altro quadrupede e bipede si sono trasformati in distese sabbiose o stagni fangosi ribollenti di pesci in agonia. Tutt’attorno, resti di animali morti che arrivati sfiniti dalla sete alla pozza ora diventata solo terra sollevata dal vento si erano lasciati morire perché incapaci di continuare la ricerca di acqua. Solamente gli elefanti sono in grado di scavare buche abbastanza profonde nel letto di fiumi oramai asciutti fino a trovare ancora acqua per sopravvivere mentre tutti gli altri devono accontentarsi di bagnare la lingua nel fango o nell’acqua putrida. Fino a quando, spossati dalla disidratazione, semplicemente si accovacciano appoggiando la testa sulla polvere e chiudono gli occhi sognando acqua che cade dal cielo.
Sempre bellissime fotografie. Ma anche le parole, fanno entrare in quel mondo.
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Che strano, una Grande elefantessa che si accoppia con un Leone …
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🙂
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